5 Consigli per un Colloquio di Selezione

Gli esami non finiscono mai, titola una nota commedia di Eduardo De Filippo a sottolineare che un colloquio di selezione, così come l’esame di Stato o la conclusione di un affare importante, sono solo episodi della vita con i quali ci confrontiamo ogni giorno.
Gli ostacoli, le sfide, i confronti nella vita fanno parte del quotidiano e ognuno di noi per un verso o per l’altro è continuamente sottoposto a duelli a due, dove si cerca di ottimizzare la propria figura per condurre il discorso ed ottenere lo scopo.

 

Un colloquio di ricerca e selezione del personale è uno di quegli esami un po’ più critici, dove l’importanza della posta in gioco può determinare l’esito del cammino professionale di un esaminando.
Spesso la troppa importanza può determinare dei blocchi mnemonici o psicologici che potenzialmente ne possono compromettere l’esito; questo è da evitare, anche se siamo per natura timidi o insicuri.

 

5 Consigli per massimizzare la propria immagine durante il colloquio:

 

– non lasciarsi dominare dalla tensione. Molti soggetti ansiosi o insicuri di sé cominciano giorni prima a riflettere e a struggersi all’idea dell’incontro con il selezionatore. Vietato pensare in tal senso, la sera prima uscire con gli amici, divertirsi, svuotare la mente da ogni pregiudizio o paura con una sana serata in compagnia, senza eccedere nei vizi e andando a letto ad un’ora decente.

 

– L’abito fa il monaco in questo caso. La mattina del colloquio conviene vestirsi in abito classico, camicia bianca o azzurro chiaro, cravatta regimental, monocolore o a fantasia ma sobria; evitare i colori forti, tinte scure o toni accesi.
Non lasciare trasparire emozioni, presentarsi in modo discreto, non dare la mano per primo ma aspettare che il selezionatore porga la sua, rimanere in piedi fino al “si accomodi”.

 

Molti giovani quando sono sotto tensione tendono a sudare i palmi delle mani. In caso di iperidrosi è bene tenere un fazzoletto di cotone in tasca e infilandoci la mano asciugarla prima di porgerla in maniera vigorosa e decisa; non una mano penzolante, né una presa tanto forte da stritolare le falangi. Assolutamente da evitare la stretta di mano “politica” alla vogliamoci bene, quella cioè in cui la mano sinistra copre le due destre che si stringono, quasi a rafforzarne il messaggio.

 

– Non mostrarsi indecisi né saccenti, mantenere un certo aplomb nei limiti del possibile ma senza snaturarsi. Non gesticolare eccessivamente, né lasciarsi andare a tic o movimenti autonomi delle mani come tamburellare con le dita sul tavolo, prestare attenzione all’ascolto e fare domande pertinenti in merito, meglio evitare di chiedere notizie sulla paga, aspettando che sia l’interlocutore a parlarne.

 

Assolutamente mai mostrarsi insicuri: un selezionatore tollera un interlocutore timido e magari impacciato, emozionato ma l’incertezza è una qualità pericolosa in qualsiasi attività e quasi mai viene accettata.
Noi non conosciamo lui e lui vuole conoscere noi, leggerà il linguaggio del corpo da professionista qual è; se è vero che su questo non possiamo mentire cerchiamo almeno di rimanere seduti composti, senza accavallare le gambe o incrociare le braccia.

 

– Attingere notizie sull’azienda o la struttura di interesse, acquisire se possibile indiscrezioni magari anche tramite social (il più noto per il mondo del lavoro è LinkedIn), da persone che ci lavorano; è un’arma che bisogna procurarsi qualche giorno prima.
In sede di colloquio è bene lasciar partire “involontariamente” qualche dato lasciando capire che si sappia più di quanto si dica in merito alla struttura, sempre mantenendo un distacco professionale, rimanendo sul vago, assolutamente evitando commenti.
È bene sapere che prima dell’incontro il selezionatore avrà visitato il nostro profilo social; regolarsi di conseguenza.

 

– Prepararsi nei giorni prima una breve storia personale e professionale da raccontare in tre minuti quando il selezionatore vorrà conoscerla, generalmente all’inizio del colloquio. Questi vorrà testare i nostri punti deboli chiedendoci anche delle nostre abitudini o delle preferenze sportive, magari volutamente porrà domande indiscrete solo per metterci in difficoltà e valutare le nostre capacità di gestione dell’imbarazzo; calma e ragionamento sono l’antidoto.

 

Se durante il colloquio l’immagine del recruiter assume una forza spropositata perché il candidato si è dimostrato troppo sottomesso, ricordare sempre che dietro una maschera c’è un uomo come noi e che esattamente come noi sta svolgendo un ruolo, anche se avvantaggiato.